Nella tarda serata del 18 agosto 2024, intense precipitazioni associate a celle temporalesche hanno interessato le coste della Sicilia settentrionale e l’isola di Stromboli. I maggiori apporti pluviometrici sono stati riscontrati nella zona tra Capo d’Orlando e Gioiosa Marea (ME), con picchi di 95 mm in 2 ore registrati dalla stazione di Piraino appartenente alla rete pluviometrica della Protezione Civile regionale. Proprio nei pressi di Piraino, in località Ponte Naso, una colata di fango e detrito si è originata in un impluvio interessato da un incendio boschivo il 22 settembre 2023, in seguito al quale già un’altra colata era avvenuta il giorno dopo l’incendio, cioè il 23 settembre 2023. Alcune abitazioni poste alla base del versante, le auto parcheggiate lungo la strada, e la SS113 sono state invase dal sedimento trasportato a valle, senza danni agli abitanti prontamente evacuati per precauzione.
Un’altra colata di fango e detrito si è verificata a Stromboli, in località Piscità, in una zona interessata dal grave incendio del maggio 2022. La stessa zona era già stata coinvolta da numerose colate nel 2022 e 2023.
Entrambi gli eventi sono di rilevante interesse scientifico, in quanto mettono in evidenza come la pericolosità associata alle colate rapide di fango e detrito permanga anche per anni nelle aree montuose interessate da incendi boschivi.
Le immagini di Ponte Naso.
Read More »Una frana da crollo si è verificata domenica pomeriggio 28 luglio 2024 in località Vallon del Froppa, nelle Dolomiti bellunesi. I massi hanno investito un’escursionista di 34 anni che ha perso la vita mentre scendeva lungo il sentiero. Il recupero della vittima e di un’altra escursionista in stato di shock è avvenuto in elicottero nella tarda serata, mentre gli altri 4 escursionisti del gruppo sono stati accompagnati presso un rifugio vicino. Nell’ultima settimana di luglio 2024 si sono verificati crolli di roccia anche in altre zone delle Dolomiti. Lunedì 29, un fenomeno importante è avvenuto presso Cima Dodici senza il coinvolgimento di escursionisti o altre persone presenti in zona. L’evento è stato ripreso nel video seguente.
Read More »Due frane, innescate da un’ondata di forti piogge, si sono abbattute su un villaggio nel distretto di Kencho Shacha Gozdi, nel sud dell’Etiopia.
La prima si è verificata nella notte di domenica 21 luglio, poi, poco dopo, una seconda frana ha interessato la stessa zona travolgendo anche i soccorritori.
Secondo quanto riportato dagli organi di stampa sarebbero almeno 229 i corpi recuperati ma si teme che il bilancio sia destinato ad aumentare.
In Etiopia le frane sono fenomeni frequenti durante il periodo delle piogge che va da luglio a metà settembre.
Foto da: https://www.ilpost.it/
Read More »Nella tarda mattinata del 26 febbraio 2024, una frana superficiale innescata dalle intense precipitazioni ha investito un’autovettura in transito sulla strada Ortì-Gambarie, in provincia di Reggio Calabria. Un uomo di 56 anni alla guida del veicolo ha perso la vita dopo essere stato scaraventato a valle dalla massa di fango, detriti ed alberi. Alcuni video dell’evento sono stati pubblicati dalle testate locali ReggioTV e TGR-Calabria.
L’area di innesco della frana (Foto da ReggioTV)
Read More »Nelle prime settimane del 2024, diversi fenomeni franosi hanno interessato le infrastrutture viarie e ferroviarie del territorio nazionale, fortunatamente senza gravi conseguenze per la popolazione.
Il primo evento di rilievo si è verificato nella tarda mattinata del 12 gennaio 2024, quando una frana da crollo in roccia ha interessato la strada statale 47 della Valsugana e la linea ferroviaria Trento-Bassano, nel comune di Valbrenta (VI). Diversi massi hanno invaso le due infrastrutture sfondando le opere di protezione adiacenti ad una galleria paramassi, la quale ha contenuto una parte dei blocchi di roccia. Entrambe le infrastrutture sono state chiuse al traffico per garantire i necessari interventi di messa in sicurezza.
Un secondo evento franoso è avvenuto nella mattinata del 20 gennaio 2024 ed ha interessato il tratto ferroviario tra Salerno e Vietri sul Mare. La frana ha mobilizzato una modesta quantità di terreno reso parzialmente saturo dalle piogge, ed ha determinato il crollo di un muro di sostegno posto alla base di un edificio per il quale è stato necessario lo sgombero immediato dei residenti. La linea è stata chiusa per le opportune verifiche.
Nella stessa mattinata, un ulteriore evento si è verificato nel comune di Ceppo Morelli (VB) dove il crollo di un masso di oltre un metro cubo ha interessato la strada statale della valle Anzasca SS549. Il masso non ha interessato veicoli ma ha determinato la rottura di una condotta idrica. La strada è stata chiusa la traffico per qualche ora.
Di seguito alcune immagini e video degli eventi.
Video della frana sulla SS47 in Valsugana
Frana sulla SS47 in Valsugana (Fonte VVF)
Frana sulla SS47 in Valsugana (Fonte VVF)
Frana sulla SS47 in Valsugana (Fonte VVF)
Frana sulla linea ferroviaria Salerno – Vietri sul Mare (Fonte VVF)
Frana sulla linea ferroviaria Salerno – Vietri sul Mare (Fonte VVF)
Frana sulla strada statale SS549 della valle Anzasca (Fonte VVF)
Nel 2023 ricorre il centenario del crollo della diga del Gleno. Un evento la cui conseguenza immediata fu l’elevatissimo numero delle vittime. L’elenco ufficiale ne conterà 356, ma, oltre a questo, il disastro rappresenta il fallimento dei controlli, e il prevalere delle norme ignorate e del potere dell’arroganza.
Siamo nell’Italia degli anni a cavallo tra XIX e XX secolo, un periodo durante il quale, di pari passo con la modernizzazione del paese, la richiesta di energia elettrica a uso industriale e civile era in continua crescita. La mancanza di risorse energetiche classiche quali carbone e petrolio aveva fin da subito indirizzato la produzione di elettricità utilizzando la fonte alternativa più abbondante e facile da reperire: l’acqua delle valli alpine. È questo il contesto nel quale, il 21 marzo 1907, l’avvocato Federici chiese e ottenne a nome di un cittadino svizzero, tal Giacomo Trumpy, la concessione per lo sfruttamento idroelettrico del torrente Povo a Pian del Gleno in provincia di Bergamo.
Nel volgere di pochi anni la concessione era passata di mano in mano, fino ad arrivare il 29 settembre 1916 alla ditta Galeazzo Viganò, proprietaria di importanti industrie cotoniere in Brianza. L’anno seguente la Viganò era stata autorizzata a costruire uno sbarramento per creare un invaso di circa 4 milioni di metri cubi d’acqua. Ma la realizzazione della diga era stata tutt’altro che lineare: i lavori erano iniziati nel 1919 e già nel 1920 la ditta aveva chiesto la modifica della concessione idraulica finalizzata a un maggiore sfruttamento del bacino. Questa modifica comportava la trasformazione della diga dal tipo a gravità (che contrasta col suo stesso peso la spinta dell’acqua) al tipo ad archi multipli (costruita con una forma che trasmette i carichi sulle fondazioni). Senza attendere l’approvazione del primo progetto esecutivo, e men che meno di quello della variante, sotto la spinta dei notevoli interessi economici e della crescente necessità di energia, nella primavera del 1923 si era arrivati al completamento dell’opera.
Il 23 ottobre dello stesso anno, a causa delle abbondanti precipitazioni, il bacino si era per la prima volta riempito interamente e gli sfioratori posti sul coronamento della diga avevano iniziato a scaricare. Questo evento era stato considerato come una sorta di collaudo per una diga unica al mondo, un inedito mix a gravità e ad archi multipli. Ma il collaudo non poteva dirsi superato in pieno, poiché si erano manifestati alcuni problemi negli sfioratori e, soprattutto, si erano verificate cospicue perdite sia dal paramento che alla base delle arcate. Sottostimando le conseguenze che sarebbero potute accadere, se non ignorandole del tutto, per superficialità o insipienza non erano stati presi provvedimenti e, complici le piogge autunnali e le prime nevicate, il lago era stato lasciato pieno d’acqua. Poi giunse la mattina del 1° dicembre 1923 e l’unico testimone oculare, Francesco Morzenti guardiano della diga, ebbe modo di raccontare cosa accadde:
“… sentii d’improvviso come una scossa nella passerella, senza rumore, e contemporaneamente nello stesso istante dall’alto cadere un sasso che piombò nell’acqua sottostante stagnante fra due piloni. […] Alzai la testa e vidi nella testata a valle del pilone (uno dei più alti) una striscia nera che dallo sperone saliva in alto in modo tortuoso. Saltai sullo sperone ed accesi il fiammifero ed osservai una crepatura in fondo larga circa tre dita e che salendo si allargava. Ebbi l’impressione che essa si allargasse continuamente”. […] Scappai subito verso la mia baracca. Ma dopo due piloni, dall’alto caddero davanti a me dei cornicioni; onde dovetti ritornare indietro, scendere lungo la sponda destra del fondo valle, e indi girare sotto uno sperone di roccia per ritornare verso la baracca.
Appena girato lo sperone di roccia sentii come un urto dietro la schiena che mi sospinse. Mi voltai e vidi che il pilone nel quale avevo verificato la crepatura si apriva metà a destra e metà a sinistra lungo detta crepatura e che gli archi ad essa appoggiati lo seguivano. Nel contempo l’acqua irruppe violenta al punto che non toccava la roccia per lungo tratto e faceva buio sotto di essa. La colonna mi passò di fianco. Io ripresi la fuga fino alla baracca, e lassù rivoltatomi vidi che dopo il primo pilone furono travolti d’un colpo tre o quattro piloni.
Il bacino si svuotò in circa 12-15 minuti. La diga era lunga 260 metri, larga alla base 15-20 metri. La parte rovinata è di 80-82 metri, e cioè dove i piloni erano più alti e dove alla base esistevano le maggiori fughe di acqua.” (Da http://www.scalve.it/gleno/)
A seguito del crollo circa 6 milioni di metri cubi di acqua e fango precipitarono a valle, preceduti da un forte spostamento d’aria che già di per sé risultò distruttivo. I centri abitati di Bueggio (Viliminiore di Scalve, BG), Dezzo (Colere, BG), Angolo Terme e la sua frazione Mozzunno (BS) e Corna (Darfo Boario Terme, BS) furono devastati dall’onda che, dopo 45 minuti e percorsi circa 20 Km, si esaurì nel lago di Iseo. Il numero ufficiale delle vittime, come detto, fu 356, anche se non fu mai possibile accertare la reale perdita di vite umane, che si stima siano state circa 500.
Il processo che seguì tentò di fare luce sulla causa della catastrofe. Come si può facilmente intuire le varie perizie sostennero diverse motivazioni, vi furono rinvii, testimonianze controverse e tentativi di mistificazione. Nel 1927 il tribunale di Bergamo riconobbe la colpevolezza di Alberto Viganò e dell’ingegnere Giovanni Santangelo, condannandoli a tre anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa, al pagamento di tutte le spese e al risarcimento dei danni verso le parti lese.
Dalla relazione della commissione liquidatrice dei danni si viene a sapere che furono risarciti 650 danneggiati civili, per un ammontare di 6 milioni di lire interamente a carico della ditta Viganò. Per ogni vittima venne pagato un indennizzo diverso a secondo l’età e il sesso. (Tabella 1).
Il processo di appello che seguì si concluse con l’assoluzione dei due condannati, Viganò perché deceduto e l’ingegnere per mancanza di prove. Tutto fu messo a tacere dal regime fascista al potere in quegli anni, in quanto si riteneva che la cattiva pubblicità avrebbe “minato la credibilità della tecnica italiana”.
Per ragioni di stato le vittime del crollo della diga di Gleno non ebbero giustizia, e non sono state le sole. Negli anni a venire, altri terribili eventi hanno riproposto la medesima storia di predominio dell’interesse politico ed economico a scapito della salvaguardia della popolazione.
Tabella 1: Rimborsi per le vittime civili (in lire) tratta da Temporelli, 2011
I resti della diga in una immagine d’epoca tratta da Barbisan, 2007
FONTI:
U. Barbisan (2007): Il crollo della diga di Pian del Gleno: errore tecnico?. Cavriana (MN), Tecnologos Editore.
P. Soardo (2011): Il disastro della Diga del Gleno in Val di Scalve. In: Notiziario. Ordine degli ingegneri di Verona e provincia, n. 2/2011, pp. 36-59.
G. Temporelli (2011): Dal Molare al Vajont. Storie di dighe. Genova, Erga Edizioni.
http://www.molare.net/disastri_simili/disastri_gleno.html
http://www.scalve.it/gleno/
Nella serata del 2 novembre 2023, precipitazioni intense e persistenti associate ad un sistema temporalesco autorigenerante hanno causato la piena di molti corsi d’acqua nell’area settentrionale della Toscana. I pluviometri della rete regionale hanno registrato cumulate anche superiori a 200 mm in 6 ore. Le onde di piena hanno generato rotture di argini ed esondazioni in molti comuni delle province di Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Pisa e Livorno. Le autorità locali hanno individuato 8 vittime tra le persone che sono state sorprese dalle acque sia negli edifici che lungo le strade. Autostrade e linee ferroviarie sono state chiuse a causa dei danni, così come diverse strade locali nelle zone di montagna in seguito ai fenomeni franosi. Anche gli ospedali di Prato, Pontedera e Borgo San Lorenzo sono risultati allagati. Il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile ha disposto l’invio di soccorritori da altre regioni.
Di seguito alcuni video dell’evento pubblicati online da Tv Prato.