La sera del 15 settembre 2022 una disastrosa alluvione ha interessato parte dei territori delle regioni Marche e Umbria. Un temporale autorigenerante ha scaricato una pioggia di proporzioni eccezionali che si è abbattuta per ore su aree abbastanza localizzate della catena appenninica, in particolare sul tratto di dorsale tra il Monte Catria e il Monte Cucco. È infatti in quella zona che si sono avute le massime intensità di precipitazione, con 400 millimetri in 6 ore registrati nel bacino del Burano, in prossimità del comune di Cantiano (PU), e picchi di 90 millimetri in un’ora. La tempesta si è poi allargata arrivando a interessare la parte medio alta del bacino del fiume Misa. Tale impressionante quantità di pioggia caduta in quota ha velocemente causato lungo le aste fluviali più a valle improvvise inondazioni, ostruzioni di ponti, trasporto e deposito di importanti quantità di detriti, anche di dimensione decimetrica. I bacini maggiormente interessati sono stati quello del Metauro attraverso il suo affluente Burano che bagna Cantiano, e quello del Misa attraverso il suo affluente Nevola.
Le inondazioni hanno causato 12 vittime, 8 uomini e 4 donne, tutte nei comuni dell’entroterra di Senigallia (AN): cinque persone a Pianello di Ostra (Ostra), tre nel comune di Barbara, una persona nel comune di Serra de’ Conti, un’altra nel comune di Ostra Vetere, una a Passo Ripe (Trecastelli) e una persona a Bettolelle di Senigallia. Una tredicesima vittima, un anziano uomo ritrovato nel fiume Esino, non sembra essere legata all’alluvione, ma sembra abbia perso la vita in circostanze non ben definite, così come dichiarato dalle autorità.
L’analisi del contesto e dei comportamenti che hanno portato alla perdita di queste vite umane dimostra ancora una volta come certi eventi spesso colgano le persone del tutto impreparate, o perché non sono a conoscenza del pericolo o perché lo sottovalutano, esponendosi quindi a comportamenti talvolta imprudenti.
In questa alluvione, ad esempio, tre uomini sono rimasti intrappolati nei garage seminterrati dove erano scesi per tentare di salvare le auto, altre tre persone, un uomo e due donne, sono annegate nei locali al pianterreno delle proprie abitazioni. Altre cinque persone, tutte giovani adulti ad eccezione di un uomo di 89 anni, sono state colte dalla piena improvvisa mentre erano in macchina. Tra di loro l’unica vittima in tenera età, il piccolo Matteo di otto anni, è stato travolto dalle acque in braccio a sua madre, mentre tentavano di mettersi in salvo a piedi, dopo essere scesi dall’auto semisommersa e ormai inutilizzabile: in questa tragica circostanza solo la mamma è sopravvissuta.
Confrontando i dati emersi da uno studio delle dinamiche più ricorrenti di decessi causati da eventi di inondazione condotto in Italia analizzando i dati disponibili del “Catalogo degli eventi di frana e di inondazione con danni alla popolazione” con quanto accaduto nelle Marche, si evidenzia come anche in questa occasione a perdere la vita siano stati più gli uomini rispetto alle donne, con un rapporto però questa volta molto più alto (2) rispetto alla media calcolata nei 50 anni (1,5). Leggermente diverse risultano essere state anche le circostanze in cui sono avvenuti i decessi, poiché nello studio sui 50 anni la maggioranza delle vittime si trovavano all’esterno (73%), mentre in questo più recente la metà delle vittime era all’interno di locali al pianterreno o al seminterrato e l’altra metà si trovava all’esterno, quasi tutti in auto. Questo ultimo dato è in accordo con l’analisi storica, dove trovarsi a percorrere una strada allagata da acque con forte corrente risulta essere una circostanza estremamente pericolosa.
Prevedere con esattezza le località in cui questi eventi potranno accadere, con quale intensità, e dire con precisione a che ora accadranno non è ancora sempre possibile, o meglio non sempre è possibile con un alto grado di accuratezza. Nell’ottica del cambiamento climatico in atto che sta modificando l’intensità e la frequenza delle piogge, eventi improvvisi e intensi potranno essere più frequenti, costringendoci a una scomoda convivenza con questi rischi. È pertanto oramai improrogabile la messa in atto di azioni e opere che aiutino la popolazione ad affrontare questo tipo di emergenze. Oltre alle opere strutturali realizzate per la mitigazione dell’intensità delle piene e l’incremento della rete di monitoraggio delle piogge e dei corsi d’acqua, più di tutto è diventata una necessità occuparsi della popolazione che è la diretta interessata. Occorre infatti costruire una cultura del rischio, cioè rendere consapevoli i cittadini sui rischi in cui possono incorrere nei territori dove vivono o dove lavorano e lungo le strade che percorrono quotidianamente.
Immagine in evidenza: https://www.ilrestodelcarlino.it/
Ponte distrutto dal fiume Burano nei pressi di San Bartolomeo (Gubbio, PG) – Foto IRPI-CNR
I danni arrecati dal fiume Cinisco ad alcune abitazioni di Pergola (PU) – Foto IRPI-CNR
Ricerche di una vittima nella zona di Serra de’ Conti – Foto https://www.vigilfuoco.tv/
Resti dell’auto con due persone a bordo, entrambe decedute, travolta dalle acque nella zona di Barbara – Foto https://www.ilrestodelcarlino.it/
« Fenomeni alluvionali nel messinese tirrenico Imponente frana da crollo sulla superstrada Lecco-Ballabio »