Frane e inondazioni con conseguenze dirette sulla popolazione italiana: un trend in aumento

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Nei grafici di questo approfondimento sono sintetizzati e rappresentati i dati del catalogo degli eventi geo-idrologici con danni alla popolazione avvenuti in Italia a partire dal 1951, pubblicati semestralmente nei Rapporti Periodici sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e da Inondazioni gestiti dal CNR-IRPI.

Il primo istogramma riporta l’andamento annuale del numero di eventi con morti e dispersi che si sono registrati in Italia a causa di inondazioni (blu) e movimenti franosi (verde). Da una prima lettura del grafico è evidente che, a partire dal 1951, non esiste un anno in cui questi eventi non abbiano causato vittime. Spiccano per numerosità il 1951 e il 1966, anni in cui si verificarono ripetuti eventi alluvionali in varie regioni italiane. Si ricordano tra i tanti quello dell’ottobre del 1951 in Calabria, dove in quattro giorni caddero circa 1770 mm di pioggia con frane e inondazioni che causarono più di 68 vittime e 6700 tra sfollati e senzatetto, senza dimenticare i 101 morti dell’alluvione del Polesine, quando le acque del Po sommersero i due terzi della provincia di Rovigo. Nei primi giorni del novembre 1966, invece, nel nord Italia esondarono tutti i fiumi del bacino dell’Adige e numerosi centri urbani rimasero per giorni sott’acqua, con decine di chilometri quadrati di campagna sommersi. Nell’Italia nord-orientale si contarono 87 morti e gravissimi danni ovunque. Negli stessi giorni in Toscana lo straripamento dell’Arno e dei corsi d’acqua minori del suo bacino causarono 47 morti, sfollati, senzatetto, botteghe distrutte e incalcolabili danni alle opere d’arte custodite nella città di Firenze.
Dietro ai numeri rappresentati dalle barre blu e verdi del grafico sono però nascosti i luoghi feriti da quegli eventi naturali che hanno lasciato tracce evidenti sui nostri territori, ma soprattutto vittime, rovine e tante storie di dignitosa ricostruzione e solidarietà. Per difendere le città, le attività economiche e le persone sia a livello nazionale sia, in tempi più recenti, anche a livello europeo, sono state emanate normative e direttive in seguito alle quali sono state realizzate opere di difesa strutturale al fine di mitigare gli effetti devastanti delle inondazioni dei grandi fiumi e la messa insicurezza degli abitati a rischio frana. A queste misure di mitigazione, in gran parte di natura strutturale, si sono affiancati, negli ultimi anni, sistemi previsionali tecnologicamente avanzati, basati su catene modellistiche rigorose con l’obiettivo primario di allertare e avvisare la popolazione per ridurre gli impatti e contenere il numero delle vittime.

E se i dati relativi al numero di morti e dispersi, rappresentati dalle barre rosse nel secondo istogramma, mostrano un trend in diminuzione quale probabile effetto dell’efficacia di questi sistemi, il numero degli eventi geo-idrologici con conseguenze sulla popolazione (barre arancioni nel terzo istogramma) mostrano una tendenza all’aumento. Nell’istogramma, infatti, le barre arancioni rappresentano il numero per anno degli eventi geo-idrologici, dove ogni evento è l’insieme di frane e inondazioni avvenute per effetto di uno stesso fenomeno meteoclimatico intenso, che hanno causato morti e/o dispersi e/o feriti e/o sfollati e/o senzatetto, compresi quelli dovuti alle evacuazioni preventive disposte in fase di allerta.

L’aumentare del numero di eventi per anno, che si evince dall’osservazione dell’istogramma, potrebbe essere l’effetto congiunto di più fattori tra cui la maggiore disponibilità di notizie, l’aumento dell’esposizione delle persone in aree a elevata pericolosità, l’inarrestabile consumo di suolo e, per quanto riguarda la principale forzante di questi eventi che sono per la maggior parte pluvio-indotti, la variazione del regime pluviometrico in termini di intensità di pioggia.

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