Novembre 1966: le vittime dell’alluvione in Toscana

on Febbraio 10 | in focus | by | with Commenti disabilitati su Novembre 1966: le vittime dell’alluvione in Toscana

Nel 2016 si è celebrato il cinquantesimo anniversario dell’alluvione che nel novembre 1966 colpì alcune regioni del nord-est e del centro Italia, causando complessivamente oltre 130 morti, quasi 400 feriti e almeno 88.000 tra sfollati e senzatetto.
Come noto, gli effetti più gravi, sia dal punto di vista del numero di vittime sia in termini di danni ai beni artistici e culturali, si ebbero in Toscana, a Firenze in particolare. Negli incontri e seminari che si sono tenuti per l’occasione sono stati approfonditi i più svariati aspetti dell’evento e ricordate le vittime a esso attribuite. Tuttavia, nonostante il tempo trascorso, ancora vi è qualche incertezza sul loro numero esatto e ancora oggi è possibile trovare in letteratura dati discordanti, e comunque in contrasto con l’elenco ufficiale delle vittime, inviato dal prefetto di Firenze al ministro degli Interni un mese dopo l’accaduto, e reso noto per la prima volta nel 2006 dal giornalista Franco Mariani e dall’Associazione Firenze Promuove.

Decidere se le vittime siano da considerarsi collegate, ed eventualmente in che modo, a un evento non è banale, tanto più se si tratta di fatti accaduti indietro nel tempo. Nel caso di Firenze la questione era stata sollevata in un articolo a firma Gino Gerola e Mario Materassi pubblicato nel mensile Il Ponte, n. 11/12 del 1966, pagg. 1355-1357, del quale si riporta in coda a questo focus un breve stralcio.
Stabilire il numero esatto di vittime attribuibili a un evento e le modalità con le quali queste hanno perso la vita, e quindi gestire la problematica descritta da Gerola e Materassi, rientra fra le attività svolte dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRPI-CNR). Ai fini della valutazione quantitativa del rischio geo-idrologico a cui è soggetta la popolazione italiana, da oltre venti anni l’Istituto raccoglie ed elabora informazioni storiche su frane, inondazioni e altri fenomeni naturali che hanno provocato danni alle persone. Tali informazioni sono confluite in un catalogo di eventi che copre un arco temporale molto ampio (dal VI secolo ai giorni nostri) e che viene aggiornato in tempo reale. Sulla porzione di catalogo relativa all’ultimo cinquantennio è stato condotto uno studio di dettaglio sulle cause, sulle modalità e sull’incidenza dei decessi in base al genere e all’età delle vittime. Lo scopo della ricerca è stato quello di circostanziare i comportamenti delle persone coinvolte in eventi fatali e capire quali siano i più frequenti e i più pericolosi, in modo da poter predisporre campagne informative per sensibilizzare la popolazione verso adeguate pratiche di autoprotezione.

Il lavoro effettuato ha permesso di raccogliere notizie particolareggiate su molte delle persone che in questi 50 anni hanno perso la vita a causa di frane e inondazioni. Il linea generale si sono attribuite a un dato evento anche le vittime decedute per cause indirettamente connesse all’evento stesso. Sono state ad esempio incluse le persone morte a distanza di tempo per le conseguenze di lesioni o malori subiti in corso d’evento, quelle decedute durante o immediatamente dopo le operazioni di salvataggio, e durante le attività di sgombero o ripristino. Anche per le vittime toscane dell’alluvione del 4 novembre 1966 si è riuscito nella stragrande maggioranza dei casi a identificare nome, cognome ed età e a ricostruirne le circostanze del decesso. Alcune di queste persone non sono nell’elenco ufficiale della prefettura di Firenze già citato ma, in virtù degli elementi emersi con la nuova ricerca, e secondo il criterio di attribuzione sopra descritto, si è ritenuto di potervele inserire. Il bilancio che ne risulta è di 47 vittime in tutta la regione, delle quali 38 registrate a Firenze e provincia, cinque in provincia di Pisa, due in provincia di Grosseto, una in provincia di Arezzo e una in provincia di Lucca.

Analizzando nel dettaglio i dati a disposizione si nota che la maggior parte delle vittime, 39 (83%), è stata causata dall’esondazione di fiumi e corsi d’acqua minori e una minima parte è dovuta a eventi di frana per i quali si contano 8 decessi (17%). Per quanto riguarda il sesso delle vittime non si è evidenziata una grande differenza tra maschi e femmine, anche se a perdere la vita sono state più donne (25, 53 %) che uomini (22, 47%). Questo dato è in controtendenza rispetto alle statistiche nazionali calcolate per il cinquantennio 1965-2014, dove il genere maschile risultato quello più colpito.
L’età è nota per 44 delle 47 vittime (93,6%), e quattro fra queste, tre bambine e un bambino, avevano meno di 10 anni. Tra le vittime non vi sono stati adolescenti e giovani ragazzi (tra gli 11 e i 19 anni), mentre quattro sono stati i morti fra i 20 e i 35 anni. La maggior parte delle vittime ricade nelle fasce di età più mature: dieci con età compresa fra i 36 e i 59 anni (sei donne e quattro uomini), 21 fra i 60 e i 79 anni (undici donne e dieci uomini) e cinque con più di 80 anni (tre donne e due uomini).
I dati, divisi per genere (in rosa le femmine, in azzurro i maschi), sono riportati nel grafico che evidenzia come la fascia di età più colpita sia quella tra i 60 e i 79 anni.

ISTOGRAMMA REATT-Novembre 1966 le vittime dellalluvione in Toscana

Di tutte le 47 vittime si è potuta ricostruire la dinamica del decesso, e la maggior parte di queste persone (27, 57%) hanno perso la vita tra le pareti della propria abitazione. Più nel dettaglio 16 sono rimaste coinvolte nel crollo dell’edificio, dieci sono annegate dopo essere state raggiunte dalle acque e una è soffocata per le esalazioni di nafta durante i lavori di ripulitura di uno scantinato. I crolli degli edifici sono stati causati da una frana (sette vittime), da alcune esplosioni di carburo (cinque vittime) e dalla forza delle acque (quattro vittime).
Vale la pena di notare che delle dieci persone annegate in casa, almeno la metà risiedeva certamente al pianterreno o al seminterrato e per varie ragioni non avevano voluto o potuto salire ai piani alti. Il dato conferma come una non adeguata sensibilizzazione e preparazione rispetto ad eventi di questo tipo possa costituire un grave rischio per l’incolumità dei cittadini.
La maggior parte delle persone che hanno perso la vita all’aperto (7, 63%) si trovavano lungo le vie dei centri abitati. Delle altre, due hanno perso la vita in campagna nel tentativo di portare in salvo alcuni animali, uno è rimasto vittima di un incidente stradale dovuto a una frana e un altro è deceduto travolto dal suo escavatore durante i lavori di ripristino di una rotta arginale.
In nove casi (19%) il decesso è stato causato da malori o dall’aggravamento delle condizioni di salute già precarie al momento del fatto. Tre persone (6%) hanno invece perso la vita durante o subito dopo le operazioni di soccorso.
Fa riflettere il fatto che sei persone (13%) sono decedute per aver messo in atto condotte estremamente imprudenti: uscire di casa per osservare l’evoluzione della piena (2 persone), ritardare la fuga o rientrare in casa dopo essere riusciti a fuggire per recuperare beni materiali o bestiame.
Di seguito l’elenco delle vittime, suddivise per provincia, con una breve descrizione della modalità di morte e l’indicazione della fonte dalla quale sono state tratte le informazioni.

Vittime nella Provincia di Firenze
Vittime nella Provincia di Pisa
Vittime nella Provincia di Grosseto
Vittime nella Provincia di Lucca
Vittime nella Provincia di Arezzo

L’Arno straripa, di Gino Gerola e Mario Materassi,
pubblicato nel mensile Il Ponte. Rivista di politica economia e cultura fondata da Piero Calamandrei, n. 11/12 del 1966, pagg. 1355-1357.

[…]Trentasette i morti a Firenze e provincia, più due il cui decesso non è stato accertato se sia da attribuire direttamente o indirettamente agli avvenimenti del 4 novembre: queste le conclusioni dell’inchiesta condotta dalla magistratura, rese note il 29 novembre. Un precedente comunicato del ministero degli Interni dava la cifra sensibilmente inferiore di trentatre.
È necessario precisare che i due elenchi tengono conto soltanto dei morti per cause dirette, escludendo quanti sono deceduti in seguito alla mancata assistenza (malati di cuore, diabetici, ecc.), ai gas delle cantine invase dalla nafta, al freddo e all’umidità delle case senza riscaldamento, a bronchiti o polmoniti contratte durante la permanenza all’addiaccio, quando non addirittura nell’acqua per ore e giorni; e via dicendo. Ma si può proprio considerare naturale, senza legami con l’alluvione, la scomparsa di quelli “indiretti”?
Non si tratta certo di mettere in discussione le risultanze della magistratura. È lecito tuttavia avanzare qualche dubbio circa il criterio di discriminazione tra le due categorie. […] Ermenegildo Livi, per esempio, fu svegliato nel pieno della notte e trasferito al piano superiore dove l’acqua non arrivò; morì la mattina per sincope, nella quale ha indubbiamente giocato il fattore emozione. C’è da considerare però che soffriva di gravi deficienze cardiache. Comunque fu incluso nei 37 “diretti”. I casi di morte per collasso nei primissimi giorni dopo la piena furono molto frequenti, eppure non furono registrati. Fino a che punto in loro non ha agito lo stato di agitazione causato dalla tragedia?
Per il caso inverso, citiamo quello di una donna, tale Marietta Bacci nei Mazzetti, morta, come dice il necrologio, “il giorno 27 novembre 1966 dopo essere stata investita dall’acqua dell’alluvione il 5 novembre scorso”. In quale elenco dovrebbe essere inclusa? E allo stesso modo, se sono morti o moriranno altri feriti “diretti” (ammesso che ne rimangano), di quelli che come si è espressa la stampa «non erano neppure in grado di dire il loro nome», entreranno o meno nella lista ufficiale?
Facciamo altri due casi: Giuseppina Biancalani muore cadendo dall’elicottero che la sta salvando e il suo nome appare nell’elenco della magistratura; Umberto Filoni, invece, che una settimana dopo muore nello smassamento di una cantina per le esalazioni della nafta, non viene inserito. A quale sottile casistica è riconducibile questa selezione? […] Ancora in tema di discordanze: il ministro degli Interni, in data 9 novembre, denuncia 29 morti e nessun disperso, mentre Il Giorno del 10 dà per certi 49 morti e 25 dispersi. Tenendo presente che il giornale milanese accomuna i “diretti” e gli “indiretti”, si ha sempre una differenza di 20 morti per cause comunque derivate. Circa i dispersi, il discorso è ovviamente diverso: può darsi che si tratti di dispersi ufficialmente denunciati o solo realmente mancanti.
Da una statistica ufficiosa i morti “indiretti” si aggirerebbero a un numero pressoché uguale a quello degli altri. Con ogni probabilità tuttavia il numero degli “indiretti” è superiore a quello dei “diretti ufficiali”. Il che significa che l’alluvione ha fatto a Firenze un centinaio di vittime.


IMMAGINI TRATTE da Wikimedia Commons

Firenze, via San Remigio: situata nella parte più bassa della città, lungo la via si trova una targa dove una mano scolpita indica il livello raggiunto dalle acque dell’alluvione del 1333; ancora più in alto una targhetta ricorda il livello delle acque nel 1966. Le targhe sono posizionate a circa quattro metri d’altezza.

Via_San_Remigio,_targa_alluvione_1333_e_1966

Lapide in memoria di Elide Benedetti (I, Sailko, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons)

Firenze, piazza del Carmine dopo il ritiro delle acque

Piazza del Carmine-2
Piazza del Carmine

Firenze, viale Fratelli Rosselli: si notano il sottopassaggio ancora allagato e la traccia che le acque hanno lasciato sul muro

vialeRosselli

VIDEO TRATTI da youtube.com

GEOLOCALIZZAZIONE DELL’EVENTO

Comments are closed.

« »