L’autunno del 1966 fu particolarmente severo in diverse aree del territorio nazionale, con piogge persistenti che, iniziate fin dal mese di ottobre, raggiunsero l’apice nei giorni 3 e 4 novembre. Le regioni più colpite furono Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) e del Centro (Toscana, e più limitatamente Emilia-Romagna e Umbria), dove avvennero estese inondazioni e numerose frane. Nelle regioni settentrionali i morti furono 87, e gli sfollati oltre 42.000. Il 4 novembre 1966 a Venezia l’acqua alta raggiunse il livello di 194 cm, ad oggi mai più eguagliato.
I danni più rilevanti si ebbero in Toscana, dove nel bacino del fiume Arno, in sole 24 ore, diversi pluviometri registrarono valori vicini o superiori ai 200 mm di pioggia, di norma corrispondenti alla media di tutto il mese di novembre. Numerosi corsi d’acqua andarono in piena o esondarono, la viabilità venne in più punti interrotta da frane. Nella regione si contarono 47 morti, centinaia di feriti e 46.000 tra sfollati e senzatetto.
A Firenze la mattina del 4 novembre le acque dell’Arno sommersero i quartieri storici, raggiungendo in alcuni punti i 5 metri di altezza e formando un lago di circa 40 kmq di superficie. In città i morti furono 19, altrettanti quelli nelle zone limitrofe. Il bilancio dei danni materiali, aggravato dalla perdita del patrimonio artistico e culturale, fu pesantissimo. L’impatto emotivo della devastazione fece scattare una mobilitazione generale: da più parti vennero raccolti fondi e migliaia di giovani, gli “angeli del fango”, arrivarono da tutto il mondo per dare il loro contributo alla salvezza delle opere d’arte e dei libri, strappandoli letteralmente dall’acqua oleosa e dal fango.
Per approfondire: Le alluvioni del Novembre 1966
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