Oggi, 9 ottobre, ricorre il 60° anniversario del disastro del Vajont. Alle ore 22.39 di quel giorno del 1963 una frana di tipo scivolamento di roccia, del volume stimato di 270 milioni di metri cubi, cadde dal monte Toc nel bacino artificiale della diga del Vajont, progettata e costruita negli anni precedenti dalla SADE – Società Adriatica Di Elettricità. L’impatto con l’acqua generò un’onda di enormi dimensioni che lambì le abitazioni di Casso, distrusse la parte bassa di Erto e alcune frazioni di Erto e Casso (PN), e scavalcò la diga precipitando rovinosamente a valle. In pochi minuti circa 25 milioni di metri cubi di acqua, rocce, detriti, tronchi, pezzi di murature raggiusero Longarone (BL) e la spazzarono via con la quasi totalità dei suoi abitanti. Si stima che lo spostamento d’aria generato dall’onda fu paragonabile a quello dell’atomica di Hiroshima: le persone che si trovavano all’aperto furono polverizzate ancor prima che l’acqua le colpisse. I morti furono complessivamente 1917, 400 dei quali mai più ritrovati, e circa la metà rimasti irriconoscibili.
La diga era stata portata a termine e le prove di invaso eseguite nonostante la presenza di segni premonitori della frana, delle sue dimensioni e della grandezza dell’onda che si sarebbe generata in seguito al collasso della massa rocciosa nel lago. Tutti questi elementi, divenuti noti con largo anticipo rispetto all’evento, erano stati invece minimizzati, e gli appelli della popolazione e delle poche voci contrarie all’opera erano rimasti inascoltati fin quando era ormai troppo tardi e la frana divenuta inevitabile.
Nel 2008, Anno internazionale del pianeta Terra dichiarato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il disastro del Vajont è stato citato come un caso esemplare di “disastro evitabile”.
Testo aggiornato il 29/08/2024
La prima pagina del Corriere della Sera dell’11 ottobre 1963
Per approfondire:
Consiglio Nazionale dei Geologi: Vajont 1963 – La natura violentata
Fondazione Vajont
9 Ottobre 1963. Il disastro del Vajont
« Due escursionisti travolti da una frana in Piemonte Fenomeni alluvionali in Liguria orientale »
