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Evento alluvionale in Piemonte
01-03 Novembre 1968

Nei primi giorni del mese di novembre del 1968 una complessa situazione meteorologica causò sulla penisola un notevole afflusso di aria calda e umida di origine atlantica. Fu proprio dopo questo periodo di caldo anomalo che, in Piemonte ed in particolare nei bacini idrografici di Tanaro, Sesia, e Toce, si registrarono le prime precipitazioni tutte a carattere piovoso anche alle alte quote.
Il 1° novembre piovve ininterrottamente per 12 ore saturando il terreno sul quale poi si concentrarono le successive piogge del 2 e del 3, che in alcuni pluviometri fecero registrare misure da primato. La distribuzione delle precipitazioni cadute nei bacini Piemontesi risultò piuttosto irregolare sia nel tempo sia nello spazio. A partire dalle prime ore del 1° novembre i nubifragi interessarono innanzitutto l’alto bacino del fiume Bormida, successivamente il Belbo e il medio bacino del Tanaro e infine i bacini del Sesia e del Toce. In particolare, nel bacino del Sesia, le precipitazioni si concentrarono nelle 24 ore comprese tra le 22.00 del 1° novembre e le 22 del 2 novembre interessando particolarmente gli alti bacini dei torrenti Cervo, Quargansca, Strona di Cossato, Sessera, Strona di Guardabosone, Mastallone, Agogna e Maggia. Complessivamente nel bacino del Sesia le precipitazioni risultarono notevolmente più elevate rispetto a quelle registrate per il bacino del Tanaro Bormida.

IMMAGINE che riprende l’abitato di VALLE MOSSO.
Photo Courtesy Il Dardo

IMMAGINE che riprende l'abitato di VALLE MOSSO

L’eccezionalità dell’evento è testimoniata dai dati rilevati in molte stazioni pluviometriche della regione, come ad esempio quelle di Marmo (VB) e Trivero (BI), dove nelle 72 ore fra il 1° e il 3 novembre si misurarono rispettivamente 682 e 526 mm di pioggia. Tali precipitazioni portarono alla rapida evoluzione delle piene dei corsi d’acqua, provocando un veloce incremento idrometrico e la formazione dei colmi in breve tempo, principalmente nei bacini idrografici dei fiumi Tanaro, Sesia e Toce.
È stato verificato che i più alti valori delle portate al colmo si ebbero nel bacino del Sesia, dove il torrente Mastallone a Ponte Folle e lo stesso Sesia a Vercelli superarono notevolmente i massimi registrati in precedenza. Per altri torrenti il confronto con in valori precedenti non fu possibile, in quanto, al tempo, quelle aste non erano strumentate e quindi prive di osservazioni idrometriche. Vennero però considerate eccezionali le piene dei torrenti Strona di Cossato a Valle Mosso, Strona di Guardabosone a Roncole e del torrente Elvo a Sordevolo. Le piene di fiumi e torrenti provocarono diffuse esondazioni e conseguenti allagamenti di centri abitati e campagne. Ad esempio le acque dei torrenti Cervo ed Elvo, riunendosi alle acque del Rovasenda e del Sesia, inondarono un’area di circa 40.000 ettari della pianura Vercellese, estendendosi fino alla confluenza del Sesia con il Po.
Soprattutto nel biellese l’impatto delle piene, combinato con l’innesco di numerosissime frane fu devastante: il distacco di terra e la concentrazione di detriti in alveo ostruì diversi corsi d’acqua bloccandone temporaneamente il deflusso e trattenendo a monte l’acqua. La successiva rottura di questi sbarramenti, con effetto domino, provocò ondate di piena, amplificando il potere distruttivo dei torrenti già gonfi di acqua e detrito.
Valle Mosso fu l’epicentro del disastro: solo nel piccolo centro biellese 250 abitazioni, 100 fabbriche e 350 aziende artigiane furono divelte dalla piena del torrente Strona. La porzione di territorio sconvolta da questo grave evento era al tempo caratterizzata dalla presenza di numerose attività industriali lungo le valli, principalmente manifatture della lana dove lavoravano centinaia di operai.

IMMAGINE che riprende il lanificio Botto in località VALLE MOSSO.
Photo Courtesy Relazione Ambiente Piemonte

IMMAGINE che riprende il lanificio Botto in località VALLE MOSSO

In tutto il Piemonte persero la vita 86 persone e molte altre rimasero ferite, ma il bilancio avrebbe potuto raggiungere proporzioni ancor più spaventose se l’evento non si fosse verificato a fabbriche chiuse per la festività di Ognissanti e il fine settimana. Centinaia di persone furono costrette ad abbandonare le proprie case, in alcuni casi perdute per sempre. Fu proprio nel crollo delle abitazioni che persero la vita intere famiglie. Le frane e i debris flow che si innescarono a seguito delle intense piogge seppellirono interi edifici, come accadde a Valle Mosso (BI) a Veglio (BI) e a Piedimulera (VB). Le frane in tutto furono responsabili della perdita di 54 vite, altre 32 persone furono vittime dei torrenti in piena.
Nel complesso furono moltissime le località che subirono danni in seguito a quell’evento e non solo nelle campagne e lungo le valli montane. Le acque sommersero anche parte della citta di Alba, la parte bassa della città di Asti, gli abitati di Incisa Scapaccino, Castelnuovo Belbo, Nizza Monferrato, Canelli. Vennero parzialmente allagati gli abitati di Vercelli e Trino Vercellese.
Complessivamente i danni furono ingentissimi. Vennero concesse provvidenze a favore delle popolazioni di 576 comuni del Piemonte di cui: 58 in provincia di Alessandria, 97 in provincia di Asti, 164 in provincia di Cuneo 88 in provincia di Novara, e 169 in quella di Vercelli, considerando che al tempo Biella non era ancora capoluogo di provincia e i territori del biellese erano compresi nella provincia di Vercelli.

VIDEO dell’alluvione in Piemonte tratto dal canale Youtube di Angelo Giovinazzo

GEOLOCALIZZAZIONE DI COMUNI INTERESSATI DALL’EVENTO

FONTI
Ministero dei Lavori Pubblici – Servizio idrografico, Ufficio Idrologico del Po – Parma: Annali Idrologici 1968. Parte seconda. Roma, 1971
Vincenzo Catenacci: Memorie descrittive della carta geologica d’Italia. Vol. 47. Ist. Poligrafico dello Stato, 1992
Programma operativo INTERREG IIC Dipartimento dei servizi tecnici nazionali e dipartimento della protezione Civile: Descrizione dei principali eventi alluvionali che hanno interessato la regione Piemonte, Liguria e nella Spagna nord-orientale pagine 76-84.
Meteo Giornale (ultimo accesso dicembre 2017)
Trivero (ultimo accesso ottobre 2020)

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