Tra sabato 27 e le prime ore del 30 ottobre 2018 l’Italia è stata interessata da un evento meteoclimatico tra i più disastrosi sofferti negli ultimi anni, sia per l’estensione geografica raggiunta che per i danni prodotti. Più nel dettaglio, sul settore alpino orientale e sull’Appennino settentrionale si sono concentrate raffiche di vento particolarmente violente e piogge persistenti, localmente molto intense, soprattutto sulle zone montane del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. In queste zone, molti pluviometri hanno registrato valori di precipitazione decisamente sopra le medie. I dati del Centro Funzionale Decentrato della regione Veneto, riportano per la stazione di Soffranco in val Zoldana, (BL) il massimo di 715,8 mm in 96 ore, record assoluto per il Veneto. Nelle stesse ore ad Agordo si sono registrati 565,4 mm e a Bois a Cencenighe 548,2 mm. In Friuli-Venezia Giulia a Malga Chiampiuz, nel comune di Forni di Sotto (UD), nelle 72 ore tra le 12:00 del 27/10 e le 24:00 del 30/10 si sono registrati 844 mm di pioggia, mentre alla stazione di Casera Pradut (PN) 858,2 mm.
Tra i fenomeni più rilevanti avvenuti nei tre giorni di intense piogge, si possono ricordare le forti grandinate in Sardegna, i rovesci torrenziali sul Levante ligure (72 mm/1h a Monterosso al Mare), e le raffiche di vento che localmente hanno raggiunto velocità di circa 200 km/h. In ambiente alpino, il vento, combinato con le intense precipitazioni, ha causato un danno inestimabile al patrimonio forestale, con circa 41.000 ettari di boschi abbattuti e 8,6 milioni di metri cubi di legname atterrato. Distrutte anche le cosiddette “foreste dei violini” in Val di Fiemme (TN) e in Val Saisera (UD) , dove si racconta che Stradivari fosse solito aggirarsi alla ricerca degli abeti di risonanza, quelli rossi plurisecolari, idonei alla costruzione dei suoi famosi violini. Ed è proprio per le conseguenze del vento che questo evento verrà ricordato come una sciroccata tra le più intense, che ha causato oltre alla devastazione delle foreste un cospicuo numero di vittime: 16 in totale, dal Trentino alla Campania quasi tutte dovute alle conseguenze del forte vento (www.nimbus.it).
Numerose le frane che si sono innescate per effetto delle intense piogge e che hanno causato interruzioni stradali e l’isolamento di intere frazioni montane. Preoccupazione ha inoltre destato la riattivazione della grande frana del Tessina, un fenomeno complesso innescatosi nell’ottobre del 1960, caratterizzato dalla presenza di frane roto-traslazionali nella parte alta del bacino e colamenti nella sua porzione inferiore. Complessivamente 5 milioni di metri cubi (Hervas et al., 2000) di materiale hanno determinato condizioni di rischio alla piccola frazione di Chies d’Alpago e all’intera valle. Il fenomeno è attualmente ritenuto il movimento franoso di maggiori dimensioni dell’arco alpino ed è costantemente monitorato.
Oltre ai danni materiali le frane hanno causato anche una vittima. Sul paese di Dimaro, in Trentino, si sono abbattute una serie di frane, l’area maggiormente interessata è stata quella del camping dove 50.000 metri cubi di detriti si sono riversati sulle case e sulle strade. Una di queste frane ha coinvolto una donna: un debris flow l’ha intrappolata nella sua abitazione. In Lombardia, provvidenziale è risultata l’ordinanza di evacuazione e la chiusura della strada in località Al de Crus in comune di Vilminore di Scalve (BG) dove una frana ha portato via la carreggiata e fatto crollare una casa sottostante.
Molteplici le criticità delle aste fluviali e torrentizie minori nei bacini del Nord-Est, dove si sono verificate piene e straripamenti dei fiumi principali, oltre a numerose piene impulsive di piccoli torrenti montani. Il Piave è straripato presso Ponte di Piave (TV); a Ponte Mas (Sospirolo, BL) il torrente Cordevole in piena straordinaria ha sormontato il ponte presso il centro abitato, e una profonda erosione spondale ha determinato il crollo di un edificio al momento non abitato. A Comeglians (UD) la piena del torrente Degano ha causato il crollo del ponte della SR 355. La situazione più grave si è verificata in località Molin di Falcade (BL) dove lungo l’argine del torrente Focobon è stata rinvenuta l’auto di un uomo di 61 anni, che è stato poi ritrovato senza vita nel letto del torrente, un chilometro più a valle.
Malgrado l’estensione territoriale degli effetti dei dissesti geo-idrologici e l’intensità della forzante meteo, nel complesso l’impatto sulla popolazione è stato relativamente di modesta entità: due vittime e almeno 3500 sfollati.
Fonti per i dati pluviometrici e meteorologici:
D. Cat Berro, V. Acordon, C. Castellano, SMI/Redazione Nimbus: 27-30 ottobre 2018: scirocco eccezionale, mareggiate e elluvioni in Italia con la tempesta “Vaia”
Centro Funzionale Decentrato della Regione del Veneto: Relazione evento 27/10/2018-1/11/2018
Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia: Comunicato delle ore 6:00 del 31/10/2018.
Casa crollata per l’azione del torrente Cordevole in piena a Ponte Mas (Sospirolo, BL)
Il fiume Piave esondato nella zona di Noventa di Piave (VE)
Dissesti nella zona di Alleghe (BL)
Effetti del forte vento sulle foreste nella zona di Alleghe (BL)
Alberi abbattuti dal vento trasportati dal fiume Piave fino alla diga del Comelico (BL)